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Glifosato, Istituto Ramazzini scrive a Ministro Martina: “Italia freni autorizzazione in sede Ue”

Glifosato, Istituto Ramazzini scrive a Ministro Martina: “Italia freni autorizzazione in sede Ue”
Ottobre 3, 2017NewsFiorella BelpoggiglifosatoMaurizio Martina

 

Bologna, 3 ottobre 2017 – “Il nostro studio pilota […] non chiarisce le incertezze relative alla cancerogenicità del Glifosato/Roundup sollevate dalle diverse Agenzie (IARC, EFSA, ECHA), ma sicuramente mette in evidenza effetti sulla salute altrettanto gravi, che potrebbero manifestarsi anche con patologie oncologiche a lungo termine, con un impatto notevole in termini di salute pubblica in quanto colpiscono la fascia di età infantile e adolescenziale e, per la diffusione planetaria di questo erbicida, potrebbero affliggere un numero enorme di persone”: lo scrive la dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice del Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini di Bologna, nella lettera inviata nei giorni scorsi al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina. La missiva ha come oggetto il Glifosato, il pesticida più diffuso in agricoltura (il suo consumo è stimato in circa 825.000 tonnellate ) e sul quale il 5 ottobre la Commissione europea  è chiamata a decidere. In particolare gli Stati membri dovranno  stabilire definitivamente  se  rinnovare o meno per 10 anni la licenza europea per l’uso del Glifosato come sostanza attiva nei  pesticidi. Da Bologna però giungono i primi dati dello studio indipendente in corso presso i laboratori di ricerca dell’Istituto Ramazzini. Ed è proprio sulla base di questi primi rilievi che la scienziata  bolognese chiede  al ministro “di intervenire dall’alto del Suo ruolo per chiedere all’Europa di autorizzare l’uso del Glifosato per non più di 5 anni (come ha appena fatto la Francia). Fra 5 anni – spiega Belpoggi – avremo nelle mani i risultati del nostro studio a lungo termine. Il nostro studio chiarirà la sussistenza dei possibili pericoli per la salute da noi individuati nel primo periodo della vita, chiarirà se le patologie precoci riscontrate siano correlabili a lungo termine a patologie gravi come il cancro e, dato l’accurato disegno sperimentale che perseguiamo, permetterà, anche in caso di risultati negativi, di sciogliere tutte le incertezze, le discussioni e le polemiche attorno a questo composto così importante per l’industria agricola”.

Spiega la dottoressa Belpoggi: “Per approfondire e chiarire i numerosi aspetti scientifici critici, correlati all’incertezza dei diversi risultati disponibili nella letteratura corrente, l’Istituto Ramazzini nel 2015 ha pianificato un approccio sperimentale integrato per un progetto a lungo termine, mediante il quale possano essere monitorati molteplici parametri rilevanti per la salute umana, con evidente risparmio di animali e benefici per la salute dell’uomo e dell’ambiente”.  Per questo studio,  l’Istituto ha costruito un’autorevole rete di partner che comprende l’ Università di Bologna (Facoltà di Agraria, Veterinaria e Biostatistica), l’ Istituto Tumori di Genova, l’Istituto Superiore di Sanità, la  Mount Sinai School of Medicine, New York, NY, USA – con Grant NIH/USA, la  George Washington University, Washington, DC, USA. “Una prima fase sperimentale – prosegue Belpoggi –  è stata svolta presso il nostro Istituto nel 2016. Tale studio ha appena fornito i primi risultati, non ancora completi per tutti i parametri, ma assolutamente degni di attenzione. Lo studio “pilota”, propedeutico allo studio a lungo termine, è finalizzato ad ottenere informazioni generali relative alla possibile tossicità del Glifosato e del formulato Roundup in diversi periodi della vita (neonatale, infanzia e adolescenza), e soprattutto ad identificare possibili biomarkers espositivi. Glifosato e Roundup sono stati testati entrambi ad una sola dose, corrispondente alla dose giornaliera ammissibile di Glifosato attualmente consentita negli Stati Uniti (Acceptable Daily Intake- ADI USA) pari a 1,75 mg/Kg/bw. Alla luce dei risultati ottenuti, possiamo anticipare che il Glifosato ed il Roundup, anche a dosi ritenute sicure (ADI USA) e per un periodo espositivo relativamente breve (corrispondente all’incirca ad uno studio di tossicità a 90 giorni, cioè, in termini di età equivalente nell’uomo, dalla vita embrionale ai 18 anni di età), sono in grado di alterare alcuni parametri biologici di rilievo che riguardano soprattutto marker correlati allo sviluppo sessuale, alla genotossicità e all’alterazione della flora batterica intestinale”.

L’Istituto Ramazzini nel frattempo sta continuando la ricerca a lungo termine sul pesticida: per sostenere questo studio è stata attivata una piattaforma di crowfunding all’indirizzo web glyphosatestudy.org.

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