
Bologna, 8 marzo 2022 – “30 anni di studi dell’Istituto Ramazzini hanno contribuito a dimostrare i potentissimi effetti cancerogeni delle radiazioni ionizzanti, come quelle derivate dal disastro nucleare di Chernobyl. Un altro incidente di quel genere potrebbe causare decine di migliaia di tumori in tutto il continente Europeo, in particolare tra i bambini”. È il commento di Daniele Mandrioli, direttore del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini, dopo l’invasione russa in Ucraina e gli attacchi dell’esercito di Putin a Chernobyl e alla centrale di Zaporizhzhia, che hanno fatto piombare l’Europa nell’incubo di una possibile catastrofe nucleare.
A seguito del disastro di Chernobyl nel 1986 l’Istituto Ramazzini ha condotto una serie di studi sugli effetti cancerogeni delle radiazioni ionizzanti, tema sul quale vi erano ancora scarse conoscenze scientifiche, in particolare sugli effetti a lungo termine e su quelle che ai tempi venivano considerate “basse dosi”. I primi risultati degli studi sperimentali a lungo termine evidenziarono subito importanti effetti cancerogeni anche alle più basse dosi studiate nei ratti. Si trattava di dosi simili o spesso inferiori a quelle assorbite dalla popolazione generale nelle zone contaminate. Secondo le Nazioni Unite, oltre 5 milioni di persone vivono ancora in zone contaminate dalle radiazioni del disastro di Chernobyl in Ucraina, Russia e Bielorussia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che oltre 40.000 casi di tumore siano attesi entro il 2065 a causa dell’incidente, dei quali oltre 16.000 casi sono attesi in Europa al di fuori delle aree contaminate.
Grazie al supporto dei 35.000 soci dell’Istituto, alla Provincia di Bologna e i suoi Comuni e all’ARPA della Regione Emilia-Romagna, il progetto sulle radiazioni ionizzanti dell’Istituto Ramazzini ha fornito importanti risultati nel corso di questi anni. Si tratta di una attività di ricerca ancora in corso: entro la fine di quest’anno verranno prodotti i risultati degli esperimenti sul confronto tra gli effetti tra radiazioni ionizzanti frazionate (esposizioni a dosi più basse, ma ripetute nel tempo, simili all’utilizzo che viene fatto ai fini diagnostici e terapeutici) e radiazioni somministrate in un’unica esposizione (scenario espositivo più simile a quanto accade durante disastri nucleari).
L’Istituto Ramazzini, invitando a non dimenticare i gravi effetti delle radiazioni ionizzanti scoperti grazie alla ricerca indipendente, sollecita l’implementazione tempestiva di strategie di prevenzione e di protezione adeguate nei siti nucleari in territorio ucraino, come anche richiesto in queste ore dalla Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
L’Istituto Ramazzini esprime piena solidarietà al popolo ucraino, già vittima del disastro nucleare di Chernobyl, che a causa dell’invasione russa si trova nuovamente ad affrontare lo spettro degli effetti di un disastro nucleare.