
Fiorella Belpoggi: “Attuali norme insufficienti a garantire la sicurezza. Occorre intervenire”
Bologna, 31 ottobre 2018 – Anche l’Istituto Ramazzini di Bologna, a cui fa capo il Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni”, ha aderito alla coalizione europea Cittadini per la scienza nel controllo dei pesticidi che oggi ha presentato il suo manifesto in una conferenza stampa a Bruxelles. La coalizione, a cui hanno aderito finora più di 120 organizzazioni e istituzioni e 25 esperti, chiede la riforma dell’attuale modello di valutazione del rischio (risk assestment) dei pesticidi in vigore nell’Unione europea. I firmatari denunciano conflitti di interessi dell’industria agrochimica nell’attuale sistema regolatorio: è la stessa industria infatti ad effettuare i propri test di sicurezza e ad essere fortemente coinvolta nella progettazione dei metodi per la valutazione del rischio. Non solo: i gruppi di esperti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che conducono la revisione tra pari del dossier della domanda e pubblicano un parere sulla conformità ai criteri per l’approvazione del pesticida, continuano a includere persone con legami finanziari con l’industria agrochimica. Il risultato della scorretta attuazione del regolamento è un rapido collasso della biodiversità (uccelli, api, farfalle, rane e insetti) nelle aree agricole e gravi danni agli esseri umani (inclusi danni al cervello del feto non nato e un costante aumento nei tumori ormono-correlati come quelli del seno e della prostata). Oltre alla sua incapacità di proteggere la salute e l’ambiente, l’attuale sistema non riesce nemmeno a proteggere la sicurezza alimentare per le generazioni future: la biodiversità, gli impollinatori e la fertilità del suolo – i mattoni di un’agricoltura produttiva e resiliente – sono messi a rischio dai pesticidi.
Il manifesto presentato oggi a Bruxelles – dal titolo Scienza rigorosa, cibo sicuro e un ambiente sano – indica 15 punti da tenere presenti nella riforma del sistema. In particolare si chiede di stabilire la priorità della salute pubblica e dell’agricoltura sostenibile, limitando l’uso dei pesticidi come ultima possibilità, una volta applicate e fallite tutte le opzioni non chimiche; si chiede inoltre che i decisori si affidino a dati completi, pubblici aggiornati e liberi dalle influenze dell’industria; e ancora, si chiede che i decisori, la società civile e la comunità scientifica siano messi nella possibilità di verificare l’integrità e l’efficacia delle politiche autorizzative dell’Ue, attraverso la consultazione di dati e risultati che devono essere reperibili in rete in formato coerente e ricercabile
“Oggi – commenta la dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice del Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini – in tanti affrontano il tema dei pesticidi, ma pochi sanno che è in corso in Europa la revisione delle regole per metterli sul mercato. Lo Special Committee on the Union’s authorisation procedure for pesticides (PEST), ha lavorato negli ultimi mesi per ascoltare la voce di tutti i settori coinvolti. Il Presidente del Comitato, Eric Andrieu, ed alcuni Commissari (mancavano quelli Italiani) hanno ricevuto anche noi dell’Istituto Ramazzini e si sono dimostrati molto attenti a cogliere i punti critici presenti nell’attuale modello di autorizzazione per comprendere come questi andrebbero modificati. L’esigenza di una revisione delle regole è scaturita dal caso “Glifosato”: il Parlamento Europeo si è infatti reso conto che le attuali normative erano insufficienti a garantire la sicurezza di un pesticida quando, come residuo, arriva nei nostri piatti e nell’acqua che beviamo. Insediato il comitato PEST, un certo numero di esperti europei indipendenti, fra i quali anch’io, ha deciso di costituirsi in un gruppo di lavoro per raccogliere in un manifesto raccomandazioni che potessero rappresentare un valido supporto alla formulazione delle nuove regole. I firmatari rappresentano esperti tossicologi, esperti di diritto europeo ed esperti di politiche per abbattere i conflitti di interesse, operano tutti nel settore da molti anni e fanno parte di Organizzazioni Non Governative, Enti e Università prestigiose di tutta Europa. Insieme, abbiamo cercato di fornire una risposta concreta ai diversi temi dell’iter autorizzativo. Contiamo che il manifesto possa essere un valido supporto per decisioni così importanti che coinvolgono la salute dei cittadini europei.”, conclude Belpoggi.
Qui la versione italiana del manifesto “Scienza rigorosa, cibo sicuro e un ambiente sano”.